Ricordo quel giorno come fosse ieri. Una “vasca” in centro a Piacenza con Silvio Berlusconi, grazie a Tommaso Foti. Era il 6 giugno 2007, in piena campagna elettorale per il sindaco di Piacenza (Reggi Vs Squeri, stravinta dal primo), avevo 25 anni, ero “un giovane” cronista di Libertà.
Insieme a Giorgio Lambri (capocronista) e Michele Rancati e Fedrico Frighi scrivemmo due pagine sulla giornata piacentina dell’allora Cavaliere. Il pezzo che scrissi (qui sotto) credo dica tanto su chi è stato Berlusconi, nel bene e nel male: un personaggio unico capace di costruire una “corte dei miracoli” senza pari, che dava l’impressione di dare retta a tutti e che era, soprattutto, in sintonia con la pancia del Paese come nessuno mai.
Riuscii a prendere tutte le dichiarazioni e i retroscena del giro in centro grazie alla benevolenza di Tommaso Foti, ai tempi – se non ricordo male – coordinatore del Popolo delle Libertà (Pdl) e oggi capogruppo alla Camera di Fdi. Riuscii, non so come, a infilarmi nel “cerchio magico” di Berlusconi all’inizio della passeggiata: c’erano solo il candidato sindaco Squeri, Foti, Berlusconi ed io, infiltratissimo. Oltre il cerchio di bodyguard c’era invece una vasta folla che chiedeva a Berlusconi cose assurde. Foti all’inizio mi disse di uscire, poi lo impietosii e mi lasciò in quella posizione giornalisticamente privilegiata.
Da Libertà del 7 giugno 2007
Arrivano cinque signore tutte in un colpo a reclamare l’attenzione e gli autografi del “cavaliere”.
«Ma bene, quante belle donne a Piacenza – sbotta lui – cominciamo bene».
Un ragazzo dalle retrovie dribbla la scorta e si avvicina con la maglia del Milan, lui si ferma immediatamente è gliela firma.
«Bravo – gli dice – la maglia di Pippo te la firmo, ma mi raccomando, chiama le tue ex-ragazze e di loro di votare Squeri».
All’altezza del cinema Corso gli si para davanti Clara, una bambina piacentina incoraggiata dal padre che gli allunga una penna e un foglio reclamando la dedica.
«Quanti anni hai?» le chiede Berlusconi.
«Sette» risponde Clara.
«Pensa, io alla tua età avevo già dieci anni» scherza.
Un’arzilla ottuagenaria lo chiama e rivela:
«Recito un rosario tutti i giorni perché ci salvi dai comunisti».
«Anche la mia mamma che ha 93 anni – le fa eco Berlusconi – recita quattro rosari al giorno per me».
Sugli scalini del cinema Iris sosta un nutrito gruppo di ragazzi e ragazze. Il Cavaliere, gran comunicatore, blocca tutto.
Si ferma, cambia «linguaggio» e intrattiene i ragazzi con gli zaini per cinque minuti sotto gli occhi attoniti degli stessi.
«Voi non dovete credere alle demagogia della sinistra, vi vuole tenere al buio – chiosa il “cavaliere” – il futuro è vostro e passa da Internet: quando tornerò premier farò una legge che permetterà a voi giovani di navigare sul web ovunque e gratuitamente».
Poi prende sottobraccio un giovane appuntato dei carabinieri:
«Tu quanto prendi di stipendio?» gli chiede.
«Poco più di mille al mese» risponde. «E’ poco, troppo poco» lo rincuora.
In Largo Battisti visita un gazebo di Squeri per poi essere accolto da applausi scroscianti provenienti dai portici di palazzo Mercanti.
Alle finestre una quindicina di dipendenti comunali che Squeri gli segnala.
Lui prontamente le saluta e grida scherzosamente «tenete duro ancora per un po’».
«Cavaliere sono laureato alla Cattolica e sono disoccupato – gli spiega un ragazzo con la camicia bianca in piazza Cavalli – ho mandato curriculum dappertutto, anche a Mediaset per fare il giornalista, ma mi hanno risposto che dovevo conoscere qualcuno».
«Non ti preoccupare – gli risponde mettendogli una mano sulla spalla – tu oggi hai conosciuto me. Lascia il curriculum ai miei collaboratori».
Un contestatore – l’unico incontrato nella “passeggiata” – all’imbocco di via XX Settembre gli urla «fatti processare» e poi, a squarcia gola, «Berlusconi santo subito».
Si accelera il passo tra bandiere di Forza Italia ai balconi e saluti, e dopo qualche bacio ad alcune commesse («con questi occhi azzurri chissà quanti ragazzi hai fatto innamorare» dice prendendo a braccetto la biondissima Monica).
Entra a salutare i dipendenti della boutique Benetton.
Poi una sortita al Bar Repetti e all’uscita, sull’altro lato della strada, nota la vetrina di una panetteria tutta dedicata a Pippo Inzaghi.
«San Nicolò due, Liverpool zero» gli dice Andreina, una delle titolari.
«Lo so bene che Pippo è di San Nicolò, lo ricorda sempre» e firma un autografo dedicato a lei e a Inzaghi.
Poi visita in Duomo con un lievissimo malessere, che suggerisce di accorciare il programma.
Una volta uscito una macchina lo attende in via Legnano per portarlo a pranzo all’Albergo Roma.
Lo attendono i sindaci piacentini di Forza Italia, i vertici locali del partito guidati dal senatore Antonio Agogliati – anche lui “angelo custode” di Berlusconi per tutta la visita – e un pranzo rigorosamente a base di cibi e vini nostrani preparato dallo staff del Piccolo Roma.
Berlusconi gradisce talmente tanto, che si tratterrà per alcune ore, nel pomeriggio, tra canzoni e sfide a colpi di barzellette con Sandro Ballerini.
